Il libraio di Istanbul

Non so dirvi niente di lui. Il libraio parlava solo turco. E io lingue inutili per capirsi. Ci sono delle cartoline sullo stipite di una porta nella discesa di Galata, quartiere dell’antico centro. Cartoline vecchie e io amo le cartoline. Ne prendo dieci. Ma non c’è il negozio.

Entro in una casa, corridoio strettissimo, scale si avvitano su loro stesse, due stanzette di libri pigiati uno sull’altro. Una pila di National Geographic e un Camus in turco. E lui: coppola in testa, silenzioso, baffi bianchi. Due vecchie macchine da scrivere, un giradischi, un armadietto con macchine fotografiche di un’altra vita, l’affollamento della carta. Jerry Lewis con una Olympus. E poi Charlie Chaplin con una bandiera rossa.

Sto lì, in silenzio. Il libraio mette le cartoline in una busta. E io non vorrei andare via.

Sono stata alcuni anni fa ad istanbul. Leggedola qui l’ho ritrovata. Bellissimo constributo. Sento l’odore di quei libri, lo sguardo del libraio, il senso di piacevole smarrimento che hai provato. Grazie per avermi fatto ricordare questa cittá.