Gente di Aliano, Gente ad Aliano/’Un giorno i bambini di Partinico…’

Un giorno i bambini di Partinico hanno chiesto a Danilo cosa sono le stelle e perché se ne stanno ferme, immobili, nel cielo….
E’ tempo di tornare ad Aliano. Uno sbalzo. Vi sono luoghi che rimangono dentro. Da qualche parte. E’ inverno, ora ad Aliano e come saranno le occhiaie di Ottavio con il freddo? Quale è il colore di inverno dei calanchi di Aliano. E la donna-calanco di Deni e dei suoi amici? Qualcuno l’avrà riposta in una casa? Non troppo vicina al fuoco. Strane domande dagli altopiani di Addis Abeba. Il bisogno improvviso di una interruzione. Fa freddo al mattino, il guardiano è in piedi, cerca di afferrare il sole per riscaldarsi dalla notte.
Se l’occhio non si esercita… non vede
Se la pelle non tocca….non sa
Se l’uomo non immagina…. si spegne
Non capirete. Questo è un dono. Di Danilo Dolci. E di Zi Mbrogi. Di Giuseppe Semeraro, poeta e attore della Puglia. Che legge i suoi versi seduto su una balla di paglia, che lascia poesie in giro, che regala poesie. E quella notte di Aliano ci donò la storia di Danilo e di Zi Mbrogi.
Mi chiamo Danilo Dolci, sono figlio di Enrico Dolci e Meli Kontelj sono nato il 28 giugno 1924, a Sesana in provincia di Trieste
Sono un poeta
Come mi chiamo? ….
Gallo Ambrogio….
Ma qua in paese tutti quanti mi chiamano Zi Mbrogi perché ho un sacco di fratellini piccoli e faccio da zio a tutti….
Mi viene in mente, mi viene sempre in mente: ‘Eravamo felici a parte la follia di ucciderci l’un con l’altro per motivi irrilevanti…’. Non mi lascerà mai questa frase. Nella sua contrapposizione, nella sua straordinaria e inaccettabile verità. L’ho chiara. Non so spiegarla. So che mi emoziona. L’ha scritta Sandro Atzeni.
Ci diciamo cose… ci parliamo l’uno con l’altro … Poi ci ammazziamo l’uno con l’altro… e qualcuno finisce al cimitero ….e qualcuno finisce in galera….
Le storie hanno la loro somiglianza. Mi guardo attorno per le strade di Addis Abeba. Ascolto le discussioni, le chiacchiere. Che altro possiamo fare? Prendo il caffè con un uomo del quale non conosco la lingua. Aspettiamo che l’acqua si scaldi su un fornelletto elettrico. Non possiamo dirci nulla. Cosa pensa, lui? Cosa posso fare? Cammino.
Ho calcolato che questa gente nel giro di pochi anni aveva totalizzato 250 anni di scuola a fronte di 3.000 anni di carcere… e ho capito una cosa…
Ma forse con quest’uomo, il silenzio, l’imbarazzo del silenzio, mentre sediamo accanto e l’acqua non vuole bollire, la caffettiera è tenuta in equilibrio da alcune pietre che si arroventano. Non so raccontarvelo. Non è niente.
Se tu muori poi tutti digiuniamo….
Che tu qui da solo non ci devi morire
Tu qui da solo non ci devi morire …eh danì…
Da solo non ci devi morire
La fame…ci sono i numeri: quattro milioni di persone a rischio…le piogge hanno smarrito i loro ritmi, un raccolto perduto, la fame in città, la fame.
L’unica forma di protesta che ci rimane…
È la nostra fame…
Bach è un cantante inglese. Mi annoto: ascoltare Bach, lo segno come impegno per l’anno prossimo, ho un taccuino colmo di impegni. Li dimentico. Sempre. Sarà vero che Bach non fa sentire la fatica? Danilo pesava cento chili, come è difficile arrestarlo. Bach, dove sono stato finora. E se mettessi Bach ad Addis Abeba?mmmmmm…che colore ha la mia pelle?
Portiamo anche la musica di bach…
Per non sentire la fatica…
Così ci stanno portando… come santi in processione…”
E dopo quelli ci hanno portati in caserma … ci hanno arrestati… e ci hanno fatto il processo…
Cosa è felicità per un afar? Per un uomo che sta seduto a un lato della strada? Per un zabagnà nel suo silenzio? Per un uomo-barella che deve fare la guarda a un cantiere e ha uno spazio per mezzo metro per due per dormire? Cosa è ‘importante’?
Noi quel giorno eravamo felici
Ci avete fatto arrestare perché noi eravamo felici!!!!!…
Voi soffrite quando noi siamo felici…
Voi soffrite quando noi siamo felici!!!!…

Abbiamo vinto o abbiamo perso?
Abbiamo vinto o abbiamo perso?
Ahh… Abbiamo perso…
Son tornate le anatre Danì …
Son tornate le anatre
Adesso esco, vado a vedere se davvero le anatre sono tornate.
Sulla piccola spiaggia del lago, un po’ fangosa, c’è Giuseppe Semeraro: mi indica un gruppetto di anatre, alcune infilano il capo sott’acqua e pescano.